Sono venute alla luce in via Mandonion
Il sottosuolo di Manduria continua a rivelarsi uno scrigno colmo di testimonianze della civiltà messapica. Da ogni scavo che viene eseguito nell’ampio centro storico della città le possibilità che vengano alla luce reperti che risalgono alla presenza del popolo messapico in questo territorio sono altissime.
In questi giorni, altre due tombe sono emerse dai saggi che sono in corso di svolgimento in via Mandonion, una via che costeggia l’ospedale “Giannuzzi”, prima che questa sia interessata dai lavori della posa in opera delle tubature del gas metano. La scoperta è stata “firmata” ancora una volta da uno staff molto ben collaudato: la Soprintendenza Archeologica, diretta dal dott. Alessio, cui è affidata la direzione scientifica degli scavi, lo studio di consulenza archeologica Damatra (in particolare dall’archeologo Gianfranco Dimitri e dalla dott.ssa Daniela Pistone), cui è affidato il lavoro di documentazione scientifica, e la ditta di fiducia della Soprintendenza, diretta da Gregorio Tarentini, che esegue materialmente gli scavi.
Due quindi le tombe venute alla luce, entrambe in una zona attigua al muro perimetrale dell’ospedale. Una di queste è stata utilizzata come ossario. In questa tomba, infatti, sono stati ritrovati dei resti umani (tante ossa e due crani) e l’immancabile (almeno per le tombe non ancora violate) corredo funerario: una fibula, due orecchini e un pendente, tutti in bronzo, poi due trozzelle arcaiche a decorazione geometrica. Reperti che risalgono al V-IV secolo avanti Cristo.
Nell’altra tomba, invece, sono stati trovati i resti ordinati di una deposizione funeraria. Dalla grandezza del bacino, che si è ben conservato, si è dedotto che dovrebbe trattarsi di una donna. Inoltre, dalle dimensioni dei denti si è arrivati alla conclusione che la donna è morta in età adulta.
Anche in questo caso molto ricco il corredo funerario, anche se di datazione successiva rispetto a quelli dell’altra tomba: sono stati recuperati due piattini con vernice nera, due lekythoi (alcuni tipi di unguentari) e uno skyphos (una sorta di tazzina), ascrivibili alla seconda metà del IV secolo avanti Cristo, quando ormai l’influenza del mondo magno greco su quello messapico è totale.
Purtroppo anche per queste tombe il destino è segnato: al termine della documentazione, saranno nuovamente chiuse.