L’iniziativa è lanciata da Verdi e Vas
25 aprile 2010: a 65 anni dalla Liberazione dell'Italia dalla dittatura, parte la campagna referendaria per liberare l'acqua dalla privatizzazione e dalla mercificazione e ribadire definitivamente il suo status di bene comune e diritto umano universale. In tutta Italia saranno organizzate iniziative per avviare la raccolta firme e raggiungere al più presto l’obiettivo costituzionale delle 500mila sottoscrizioni. La Puglia risponde con entusiasmo all’appello del Forum italiano Movimenti per l’Acqua e domenica fa partire un’allegra e pacifica mobilitazione coordinata dal Comitato pugliese “Acqua bene comune”: oltre 130 tra associazioni e comitati di cittadinanza attiva, con il sostegno di sindacati, parrocchie, partiti ed enti locali, sono pronti ad invadere il territorio per un’opera capillare di informazione e sensibilizzazione.
Anche a Manduria, domenica 25 aprile, in piazza Vittorio Veneto (largo chiesa S. Leonardo), si procederà alla raccolta delle firme a cura dell’associazione Vas Onlus e del partito dei Verdi.
Con il concorso di altre associazioni, singoli cittadini e forze politiche presenti sul territorio si perverrà alla costituzione di un comitato cittadino per ulteriori iniziative.
I TRE QUESITI - Già depositati in Cassazione a Roma, i quesiti riguardano l’abrogazione dell’art. 23/bis della legge 133/2008 e di due articoli del cosiddetto “Codice dell’ambiente”, il 152/2006. Messi a punto da giuristi come Stefano Rodotà, Gianni Ferrara e Alberto Lucarelli, se approvati renderanno possibile il ricorso ad aziende speciali o enti di diritto pubblico che gestiscano l’acqua come servizio di interesse generale, senza profitti.
PRIMO QUESITO: fermare la privatizzazione dell’acqua. Si chiede di abrogare l’art. 23 bis della legge 133/2008. L’ultima normativa in materia approvata dal Governo Berlusconi, che ha segnato un’accelerazione del processo di privatizzazione. Stabilisce come modalità ordinaria di gestione l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o affidamento a società miste con socio privato almeno al 40%.
SECONDO QUESITO: aprire la strada alla ripubblicizzazione. Si chiede di abrogare l’art. 150 del decreto 152/2006 che stabilisce come uniche modalità di affidamento del servizio idrico la gara o la
Gestione attraverso SpA a capitale misto pubblico privato o a capitale interamente pubblico.
TERZO QUESITO: eliminare i profitti dal bene comune acqua. Si chiede di abrogare l’art. 154 del decreto 152/2006 che dispone che le tariffe del servizio siano determinate tenendo conto della “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”.