Situata a Manduria in fondo alle due stradine denominate anticamente via Lunga e via della Fanizza (le attuali via Cardinal Ferrara e via Bonaventura Camerario), è un’antichissima realtà mariana, risalente ai primi secoli del Cristianesimo
La chiesa dell’Assunta, situata a Manduria in fondo alle due stradine denominate anticamente via Lunga e via della Fanizza (le attuali via Cardinal Ferrara e via Bonaventura Camerario), è un’antichissima realtà mariana, risalente ai primi secoli del Cristianesimo.
È quanto afferma P. Domenico Saracino nella sua opera manoscritta ‘Antichità di Manduria oggi detta Casalnuovo’ (p. 42): «C’è una chiesa antichissima, come appare dalle fabbriche lavorate di quelli pezzi stessi che appariscono nelle mura ed in tempo ch’era servita da’ religiosi era detta la Chiesa della Pace». Lo stesso Autore ci informa che la Chiesa dell’Assunta era «chiamata della Pace, poi del Rosario Vecchio, stante che era quivi il convento dei PP. Domenicani, anzi il primo di tutti gli altri».
Un ulteriore tassello di conoscenza lo fornisce, a questo proposito, un atto notarile del 1581, a firma del Notar Felice Pasanisi, dove si menziona il “convento di Santa Maria della Pace alias San Giorgio seu Santa Maria del Rosario”. Il convento nominato nel rogito, e di cui scrive il Saracino, era posto a Sud della cappella, come dimostrato anche da alcuni affreschi rinvenuti durante la demolizione di abitazioni ad essa adiacenti nonché da una porta di comunicazione fra la Chiesa e le case limitrofe, venuta alla luce durante la demolizione della cappella (E. Dimitri, ‘Manduria e la devozione mariana’, in AA.VV., “Le vie di Maria”, p. 251).
Lo studioso Gianni Jacovelli (“Manduria nel ‘500”, p. 48) afferma che «Il convento dei Domenicani “di S. Maria della Pace, alias S. Giorgio seu S. Maria del Rosario” esisteva dal 1488, sebbene documentato solo negli ultimi decenni del Cinquecento. Nel 1565, dalla visita pastorale di Monsignor Bovio, risulta che i frati officiavano nella chiesa di S. Maria della Grande. La presenza dei PP. Domenicani in quel luogo è attestata dal sac. Leonardo Tarentini (“Manduria Sacra”, p. 76) fino al 1600. Dopo questa data le fonti non ne fanno più menzione. Si arriva agli inizi del XIX secolo, quando il culto nella chiesetta fu dapprima assicurato dal Canonico D. Bonaventura Camerario, mentre alla sua morte furono i fedeli a tenere viva la devozione verso SS. Maria Assunta il 15 agosto di ogni anno (Tarentini, cit. p. 78). Verosimilmente, dunque, dopo Santa Maria della Pace, la chiesa fu dedicata a San Giorgio perché i Frati Domenicani, fra il XV e il XVI secolo, vi stabilirono il SS. Rosario, con il piccolo convento di cui parlano le fonti (‘Chiesa del Rosario Vecchio’), successivamente, la chiesa prese il nome di ‘Madonna della Grande’ e di ‘Madonna delle Pezze’ (nomi con cui viene indicata anche nelle visite pastorali), prima di assumere quello attuale di Chiesa dell’Assunta.
L’antichità della costruzione, oltre ché dall’utilizzo di blocchi presi dalle mura cittadine per le fondamenta e il muro posto a Nord della Chiesa (come scritto dal Saracino), è attestata altresì dal rinvenimento di un grande ossario al suo interno, che fa pensare essere stato quel luogo adibito ad antiche sepolture. Infine, possiamo ipotizzare con il Tarentini che essa sia stata pure «la prima parrocchia prima che il Normanno erigesse la presente chiesa matrice» (cit. p. 76). La chiesa originaria era costruita con la volta a tegole, si presentava con due altari, il principale dedicato alla Vergine, l’altro ai SS. Medici Cosimo e Damiano (distrutto nel 1765) e «aveva pure una campana, un calice e sacri arredi, ma tutto andò perduto, né si conosce come e quando». Dopo tali confuse vicende occorse alla chiesetta nei secoli XVII e XVIII, si arriva nel XIX secolo alla sua demolizione, ordinata dal sindaco Carlo Schiavoni in seguito ai danni statici irrimediabili, seguiti all’alluvione che colpì la città il 17 settembre 1882.
Fu grazie al sacerdote Leonardo Tarentini, all’arciprete dell’epoca D. Salvatore Greco e alle offerte dei devoti che la chiesetta venne ricostruita dal muratore Gregorio Marzo nella sua forma attuale, in tempi relativamente brevi. Venne inoltre istituita, al suo interno, la Pia Unione delle Madri Cristiane con lo scopo di mantenere vivo il culto mariano. Era il 15 agosto 1883 quando la chiesa fu eretta canonicamente sotto il titolo di di Maria Vergine Assunta in Cielo e del patrocinio di Santa Monica, vescovo Tommaso Montefusco.
A memoria dell’evento le parole che il Tarentini fece incidere in una lapide, posta all’interno della chiesa dal lato sinistro: TEMPLUM HOC / ELUVIONE 17 SEPTEMBRIS 1882/ LABEFACTATUM / A FUNDAMENTIS REAEDIFICATUM / SUMPTIBUS SAC. SALVATORIS GRECO AC POPULI / COOPERANTE SAC. LEONARDO TARENTINI / FUIT / A.D. 1883
Il frontespizio, dalle linee neoclassiche e molto lineare, presenta un timpano con elementi curvilinei prominenti verso l’alto, al di sotto del quale è l'iscrizione ASSUMPTA EST IN COELUM. Al di sopra del timpano è presente un’apertura centrale (oculo) e, alle estremità, due elementi di piccole dimensioni di forma piramidale. Sul lato nord si osserva un piccolo campanile a vela. All’interno, la chiesetta presenta un’unica navata, di forma rettangolare (12 metri per 5), con tre finestre, un solo altare prospiciente l’ingresso; è provvista di sagrestia, di campana e di tutti gli arredi sacri «ed è pure provveduta della statua dell’Assunta, in plastica [sic!], della quale otto anni or sono fece dono il Rettore [L’arciprete D. Salvatore Greco]» (Tarentini, cit. p. 79).
Nel secolo scorso, la statua dell’Assunta di cui scriveva il Tarentini è stata sostituita da un pregevole gruppo scultoreo in cartapesta dipinta, le cui dimensioni misurano centimetri 160x45x50. Esso è collocato sul lato destro della navata ed è opera degli artigiani leccesi Oronzo e Andrea Longo, che lo eseguirono nel 1932. Dal punto di vista iconografico, la figura di Maria indossa una tunica rosa e il tipico mantello celeste bordato d’oro che le ricade su una spalla, mentre il capo appare coperto da un velo bianco; le braccia sono aperte e gli occhi rivolti al cielo. Dal lato sinistro, come sospeso a mezz’aria, un angelo sembra sorreggerle il mantello in vita, mentre un altro, posto al fianco destro, la guarda indicandola. L’intero gruppo scultoreo insiste su alcune nuvole che sembrano sollevarsi, e sulle quali sono scolpite tre teste di angioletti. I fratelli Longo appresero l’arte della cartapesta nella bottega dello zio Isacco, allievo del maestro Giovanni Andrea De Pascalis (1862-1895). L’originalità della composizione non nasconde la cifra stilistica del Manzo, soprattutto nelle capigliature, nei volti e nelle forme barocche degli angioletti che circondano la Vergine.
Bibliografia: E. Dimitri, ‘Manduria e la devozione mariana’, in AA.VV., “Le vie di Maria”, Tiemme 2008; G. Jacovelli, “Manduria nel ‘500”, Congedo 1974; L. Tarentini, “Manduria Sacra”, a cura di E. Dimitri, Barbieri 2000; S. Polito, “La cartapesta sacra a Manduria”, C.R.S.E.C. 2002; P. Domenico Saracino, “Antichità di Manduria oggi detta Casalnuovo”, ms 1788, Biblioteca civica ‘M. Gatti’.
In foto: l’attuale chiesa dell’Assunta; particolare del timpano; il gruppo scultoreo raffigurante Maria SS. Assunta, tratta dal volume “Le vie di Maria".