Una delle ‘stornellate manduriane’ inserite nella raccolta dal titolo “Statti cittu tu muzzoni t’acitu ca no siervi mancu pi la nzalata!”, a cura di Antonio Pesare
«Ititulu ititulu sta bbeni / nu ualanieddu* brusciatu ti soli
paratulu paratulu ca sta beni / porta la scolla* rossa e li convieni».
«Guardatelo, guardatelo sta venendo
Un bovaro* bruciato dal sole
Fermatelo fermatelo che sta venendo
Indossa una cravatta* rossa e gli sta bene».
Si tratta di una delle ‘stornellate manduriane’ inserite nella raccolta dal titolo “Statti cittu tu muzzoni t’acitu ca no siervi mancu pi la nzalata!”, a cura di Antonio Pesare (Filodrammatica «Ce Tiempi», 1975). “DUE PAROLE… “ — Così scrive l’autore — «Le stornellate (…) fanno comprendere come il canto della nostra gente sia sempre stato l’espressione maggiore della semplicità del cuore; come abbia potuto costituire sollievo nel faticoso lavoro dei campi e conforto nelle pene dell’amore perduto; come sia riuscito a esprimere sentimenti di rabbia e di sdegno, di pietà e di comprensione».
Ualanièddu* = diminutivo di ‘ualanu’, qui con il significato di bovaro, mandriano, colui che si occupa dei buoi e delle vacche nelle masserie. Da una testimonianza orale (Rita D.) relativa alla conduzione delle masserie del nostro territorio, emerge che il ruolo del ‘ualano’ prevedeva il pernottamento del lavoratore nella masseria per tutta la settimana, fino al sabato, quando tornava in paese dalla sua famiglia (nell’occasione avveniva il cambio degli indumenti, la ‘canciata’) restandoci per tutta la giornata della domenica (A. S. Mancino ‘C’era una volta in una masseria un pastore…’. QuaderniArcheo n. 2, marzo 1997).
Linguisticamente, il termine è di origine longobarda, formato da ‘Wald’ + ‘anus’ (alcuni studiosi lo indicano di origine provenzale). Originariamente ‘wald’ designava terra del fisco (bosco, zone incolte, pascoli) poi passò ad indicare terra concessa a comunità e dignitari; ‘anus’ è un suffisso che esprime un rapporto di appartenenza o nomi di abitanti. Da ‘Waldanus’ si è avuto ‘ualano’ o Walanu (secondo il Rolfhs) attraverso la trasformazione di ‘w’ in ‘u ‘ e di ‘ld’ in ‘l’ (con fenomeni di assimilazione pregressiva e successiva degeminazione, cioè indebolimento del grado di forza articolatoria di un suono). Cfr. R. Colizzi, ‘Testimonianze linguistiche della presenza gotica e longobarda nel territorio di Taranto’, Scorpione Editrice 2015.
Scolla* = cravatta. Dal latino ‘collum’. Cfr. A. e P. Provveduto, ‘Lessico Enciclopedico del dialetto e delle tradizioni di Manduria Etimologico – Illustrato’ , Provveduto 2014. Termine usato, nella stessa accezione, anche in Calabria e in Campania (a Napoli, anticamente, indicava un fazzoletto usato per coprire la scollatura). A Manduria, il termine è attestato oralmente da più fonti (Immacolata T., Lucia B., Rita D.).