La cappella di S. Gaetano di Thiene nei pressi della masseria Ponsignore
Un itinerario insolito ci porta nel territorio di Manduria alla ricerca di «tracce e segni di una dimenticata o sconosciuta fede religiosa», quella di coloro che, recandosi quotidianamente nei campi, sentivano l’intima urgenza di esprimere con spontanea sacralità un sentimento religioso-devozionale che non si esaurisse nella ‘pietas’, ma si traducesse in “Testimonianze cristiane nel territorio rurale di Manduria”.
È questo il titolo del volume (Barbieri, 2000) in cui Bruno Perretti ci fa conoscere quell’ “architettura spontanea popolare” fatta di edicole votive, cappelle, nicchie di cui è ricco il nostro territorio. Esse, sebbene risentano le conseguenze dell’incuria e del “tempo, che tutto divora” tracciano uno spazio sacro in cui l’intimità della preghiera, modellata da «mani grezze e generose», è divenuta splendida opera in pietra.
I monumenti censiti nel volume sono tanti. Riservandoci di presentarne altri in momenti successivi, in questo articolo descriviamo la cappella di S. Gaetano di Thiene nei pressi della masseria Ponsignore, lungo una vecchia via della transumanza, la “strata ti li vaccari”. «L’interno presenta un altare con un piano-mensa ben profondo (che si pone su due sostegni in pietra sagomati), su cui si erge un altro piano che ha, ai lati, due basi sopra le quali notiamo alcuni vasetti in vetro con fiori freschi. Al centro si eleva un’altra base, al di sopra della quale è posta una bacheca che ospita una statuetta del Cristo. Le pareti sono di colore azzurro e rosso e questa forte connotazione cromatica contribuisce a rendere piacevole l’aspetto dell’ambiente che è pulito, ordinato e ben curato» (p. 45). Così scriveva l’Autore negli anni delle sue ricerche. Attualmente (ottobre 2023), le mensole sono spoglie, alla parete d’altare è appesa una cornice a giorno contenente un’immaginetta consunta del Cuore Immacolato di Maria e più in alto un’altra più grande, contenente un’immagine di San Gaetano. Sacerdote appartenente alla nobile famiglia dei Thiene, egli nacque nel vicentino nel 1480 e morì a Napoli nel 1547. Qui è raffigurato secondo l’iconografia classica, in abito talare, mentre con il braccio sinistro sorregge il Bambino Gesù che, secondo la tradizione, la Madonna depose fra le sue braccia durante la sua prima celebrazione; in alto si intravede la testa di un cherubino. La colorazione delle pareti non presenta più la «forte colorazione cromatica» di cui scriveva il Perretti, anzi essa è solo parzialmente conservata. La cappella si presenta con un frontone con due paraste piatte ai lati, una cornice piatta all’ingresso e una targa in cui si legge “ AD. 1892 DICATA / B. V. ROSARIA / AC S. GAETANO THIENE”. Alla sommità un timpano triangolare scorniciato completa la struttura.
Riguardo questa cappella così scrive Alfredo Dimitri in “Manduria non solo storia” (Provveduto, 2001): « (…) ogni domenica un sacerdote, prelevato in biroccio da Manduria, celebrava la santa Messa. A vespro, la chiesetta diventava luogo di raccoglimento per la recita del rosario a cui, molto numerose, partecipavano le donne del vicinato, richiamate, altresì, dalla presenza insolita di una suora di clausura» (p. 57). La suora di cui l’Autore scrive è la benedettina Emilia Stranieri che, in quell’anno, soggiornò nella casina poco distante dalla cappella, ospite della proprietaria Cesira Matrovito. La religiosa, infatti, per superare una lunga convalescenza, fu inviata dal medico Adolfo Filotico proprio in quella zona (denominata ‘Pajoni’), nota per la salubrità dell’aria che vi si poteva respirare.