La finalità è anche quella di sensibilizzare i manduriani per far sì che sia avviato l’iter burocratico per il riconoscimento da parte dell’UNESCO della “processione degli alberi” come patrimonio immateriale dell’Umanità
La recente pubblicazione del prof. Michelino Fistetto, già preside dell’ITC “Einaudi”, “Alla ricerca delle origini delle Perdonanze e del pellegrinaggio San Pietro in Bevagna – Manduria”, arricchita da documenti e da un apparato fotografico, è una raccolta di alcuni scritti dell’autore redatti in occasioni diverse e pertanto con una loro peculiarità, ma legati da un unico filo conduttore: il culto di San Pietro e le perdonanze.
E’ il legame con la propria terra e le sue tradizioni ad aver indotto Michelino Fistetto ad occuparsi più volte di questo culto, a cui si è aggiunto ultimamente uno scopo: sensibilizzare i manduriani per far sì che sia avviato l’iter burocratico per il riconoscimento da parte dell’UNESCO della “processione degli alberi” come patrimonio immateriale dell’Umanità.
Ecco che in questo volumetto, che si articola in più parti, negli scritti di carattere storico, in cui lo scrupolo di indagine si coniuga con lo spirito di appartenenza, l’autore ravvisa nella “processione degli alberi”, di origine molto antica, come attestato dagli atti notarili del 1700 riportati, una commistione con la festa ebraica delle Capanne. Ipotesi nuova e molto suggestiva che farebbe risalire questa contaminazione alla presenza della comunità ebraica in Casalnuovo/Manduria e, di conseguenza, supporre una serena convivenza tra i cittadini che professavano due religioni diverse. La processione penitenziale è comunque un rito molto antico, proprio di una società contadina in cui il presente ed il futuro erano legati ad un elemento indispensabile alla sopravvivenza, l’acqua ed in cui la calamità naturale era percepita come castigo divino da dover espiare con una penitenza collettiva. Fistetto si sofferma proprio sulla peculiarità di questa processione, sul suo carattere penitenziale molto particolare, sulla partecipazione corale e sulla fiducia della popolazione tutta nell’intervento soprannaturale.
Sono queste le pagine frutto di ricerca e di studio, a cui seguono quelle della memoria personale, dell’esperienza diretta, della partecipazione attiva al rito in varie fasi della propria vita, ricordi di una quotidianità e di una ritualità sempre uguale, ma vissuta con spirito diverso, di un culto sempre condiviso nel corso del tempo e pertanto elemento identitario per Manduria.
I ricordi però sono presto sopraffatti dalla memoria storica, dalla veloce carrellata dei popoli che si sono avvicendati su questa terra, soppiantati velocemente e prepotentemente dalle immagini della processione penitenziale, un patrimonio unico da salvaguardare e che l’autore vorrebbe tutelare proprio ricorrendo all’UNESCO. L’iter però è lungo e complesso e non è competenza dei cittadini avviarlo, ma delle istituzioni, dell’Amministrazione comunale. Solo la politica può farsi promotrice di tale iniziativa ed è pertanto alla politica che rivolge il suo appello il nostro autore.
Anna Maria D'Andria