C’era una volta la famiglia
Uno per tutti, tutti per uno: per secoli ce ne siamo riempiti la bocca, orgogliosi di poterlo dire, certi di poter investire nella sicurezza della famiglia, sicuri che il nido protettivo, modello Piccole Donne, tutto potesse contro ciò che stava al di fuori della porta di casa.
Pagine e pagine di trattati letterari, di antropologia e sociologia, nonché tanto poco nobili canzonette ci hanno assicurato che la famiglia è l’ombelico del mondo. Visti
gli ultimi accadimenti, ci verrebbe da dire: “frottole, cose ormai dell’altro mondo”. L'infanticidio accorso al piccolo Stefano da parte di suo padre, tale perché in grado di proteggerlo in situazioni normali, l’ennesima conferma di quanto labili ed incontrollabili siano ormai diventati i confini tra il bene ed il male, proprio all’interno della famiglia.
gli ultimi accadimenti, ci verrebbe da dire: “frottole, cose ormai dell’altro mondo”. L'infanticidio accorso al piccolo Stefano da parte di suo padre, tale perché in grado di proteggerlo in situazioni normali, l’ennesima conferma di quanto labili ed incontrollabili siano ormai diventati i confini tra il bene ed il male, proprio all’interno della famiglia.
Dissapori tra coniugi soffocati nel sangue, abusi sui minori, sfruttamento della prostituzione nelle mure domestiche, violenza senza controllo, sevizie, vendette trasversali, gallerie di omicidi a tuttotondo, insomma le brutture del mondo dentro le mura, a portata di mano e di arma, che fanno da termometro per misurare la follia umana. Fiumi di parole per raccontare storie maledette borderline, racchiuse in articoli da prima pagina a più colonne, testamenti a tinte rosso sangue, una quotidianità che non fa clamore ormai col marchio dell’ordinaria amministrazione, che ci lascia indifferenti, che spaventa almeno quanto inorridisce.
Spesso episodi della porta accanto, arnie pullulanti di insofferenza, talami violati, palcoscenico privato di personalità alla Dottor Jekyll e Mister Hyde su cui tante brave e tranquille persone, gli insospettabili li chiamano, interpretano il loro ruolo peggiore, ma molto ben riuscito.
Un Oscar alla carriera senza carriera, una sola performance capace di sconvolgere la vita dei protagonisti e quelli che vi ruotano intorno. Tentativi andati a segno, almeno quanto inutili quelli di esercitare la stessa violenza su sé stessi, tanto si sa, in certi momenti non si è capaci di intendere e volere, aggiungendo al danno anche la beffa.
In fondo sono le vittime che se la vanno a cercare! No? L'emergenza famiglia è da bollino rosso da pronto soccorso, fatti di casa nostra a tutte le ore, ordito e trama di una società soffocata dalla rabbia, persa nei dibattiti, distratta, occupata a contemplare sé stessa, a deificare il nulla, mentre ci si prende a bambinate in faccia. Le vecchie foto di società patriarcali sui comò degli anziani solo un lontano ricordo; al loro posto manifesti di disperazione, poche righe per rendere familiari i nomi di quelli che non ci sono più. Home sweet home da modernariato ed il mito di Jack lo squartatore segno ancora una volta un punto a suo favore.
Meditiamo gente meditiamo!
Meditiamo gente meditiamo!
Mimmo Palummieri