Nelle sue poesie, anche il ricordo del padre, della madre e del fratello non sono più una mera memoria, ma diventano una presenza viva, eterna, che interagisce con la natura circostante in un dialogo silenzioso ma profondamente eloquente
Si intitola “I sentieri dell’anima” ed è una raccolta di alcune significative e toccanti poesie scritte da Maurizio Lenti. Attraverso i suoi versi, Maurizio ci rende testimoni di distacchi a volte inattesi ma sempre dolorosi, che lasciano il segno nel cuore. Fanno vibrare i sentimenti i versi delle poesie “XIII Ottobre” (dedicata al fratello Sandro), “La resa” (dedicata alla madre) e “La Ida” (dedicata alla madre), tutte figure amate, la cui perdita hanno lasciato un vuoto nel cuore di Maurizio. Lui affronta questo tema personale, il lutto, con una delicatezza e una forza espressiva che trasformano il dolore personale in una condivisa esperienza emotiva. Proprio questa sua capacità espressiva sembra un mezzo per comprendere, senza però accettare, la natura ineludibile del distacco dalla vita.
Anche nelle altre poesie, che vi proponiamo, Maurizio svela i propri malinconici umori, con il buio che “Nel silenzio un guaito rischiara e il cuore assapora ancora la tenera voglia d’amare”; con la contemplazione del vecchio che ha “Mani rugose che implorano perdono per carezze mai offerte”; o con la denuncia della guerra, che porta “Memorie silenti di cuori trafitti, che bagnano d’infamia l’orba follia dell’uomo”.
Con grande tatto e la sensibilità che ha dimostrato in tutta la sua vita, Maurizio trasforma la realtà a noi più vicina e difficile da raccontare, in Poesia.
I SENTIERI DELL’ANIMA
poesie in lingua italiana
XIII OTTOBRE
a Sandro
Struggente ricordo racchiuso
nella grazia di un volo,
sinuoso e silente,
di una foglia in autunno
che in terra, di colori ormai smunta,
stridendo s’accartoccia.
NEL BUIO
Respira forte grecale,
fa’ che mi inebri dei fragori d’estate e di mare.
Libera il cielo da nuvole avverse
sì che una goccia di luna accarezzi la tiepida sera,
festeggiata dal concerto di chiassose cicale.
Ricordi velati da lacrime mute
nutrono ormai gli occhi miei spenti,
E spaurito l’animo s’accompagna grato
al fedele ansimare di un cane,
che quieto, leale accanto a me rimane.
Nel silenzio un guaito il buio rischiara
e il cuore assapora ancora
la tenera voglia d’amare.
VECCHIO
Sei solo vecchio,
Lacrime solcano il tuo viso
che muto al vento si oppone.
Sei solo vecchio,
Il cuore non più trepido di speme
emula mesti rintocchi di campane lontane.
Sei solo vecchio
Ricordi sbiaditi dal tempo
frusciano su note perdute,
pensieri, parole come onde spumose di mare.
Sei solo vecchio,
Mani rugose implorano perdono
per carezze mai offerte.
Sei solo ……. Urla al silenzio i tuoi rimorsi vecchio.
AUTUNNO
Lacrime che salutano l’estate morente
son le foglie caduche.
E il tuo cuore spoglio rimane
al cupo brusio del vento d’autunno.
Arreso, per canuti sentieri s’avvia,
serbando, smarrito, il rimpianto
della gioventù e del suo ammaliante canto.
LA RESA
(a mio padre)
Sibilava il vento dietro gli scuri,
risuonando in sé note di terre lontane,
pianti e gioie di uomini perduti;
Sicché aspettando che spazzasse via il fango
dalla tremula finestra dell’animo tuo,
ne spense impietoso il flebile lume;
E tu chiedendo perdono,
col capo chino,
lasciasti che rapisse
quell’ultimo suono.
L’EMIGRANTE
Stridono i flutti lungo la chiglia
e, come il mare,
il tuo cuore di voci lontane
lentamente si squarcia;
Tradito l’animo ascolta in silenzio
i languidi addii di tremule lampare;
Gridi alla vita il tuo amaro disincanto,
mentre affidi al vento il furore del pianto.
TU
T’affanni, gioisci, speri, credi,
si tu vivi.
Ma illusorio è il tutto
e spettatore inerme rimani.
Ti sfugge la vita,
rifletti lo specchio,
e disperato ricerchi
l’emozione di un attimo.
PRIMO AMORE
Veleggiando nel tempo
affiorano improvvisi spumeggianti ricordi;
Lievi carezze come soffi di brezza
emozionano ancora del sentire il canto;
Raccontarti vorrei del mio cuore il pianto
inimitabile musa di un amore perduto,
Anima candida di un fiore reciso.
GUERRA
Bagliori sinistri squarciano il cielo,
mentre vili fragori animano paure cruente;
Sguardi glaciali di volti scolpiti da furenti livori
e giovani mani pervase dal sangue di onnipotenti deliri;
Legni maleolenti colmi di occhi impietriti, dispersi nell’oblio,
e lacrime amare, intrise di sale, che accompagnano
grida soffocate da flutti rossastri;
Storie dannate di anime violate che urlano vendetta
e voci inascoltate che anelano giustizia;
Memorie silenti di cuori trafitti,
che bagnano d’infamia
l’orba follia dell’uomo.
VITA
Creste ruggenti di onde impetuose
imporporarono le tue gote;
Trasognate speranze e candide ali
librarono la tua giovinezza;
Sentimento e ragione segnarono
i tumultuosi sentieri del tuo animo;
Cuori innocenti si nutrirono di te,
emozionando il respiro profondo del tuo sentire;
Lacrime silenti e spoglie mura
fissarono la tua canuta resa;
Lievi soffi di brezza di placidi venti
lentamente ti dissolsero in un eterno oblio.
LA IDA
(a mia madre)
Resisti bastone, sorreggi colei che tanto ha dato
senza nulla chiedere in cambio,
e silenziosa sopporta il fardello di un fato avverso,
amaro compagno di solitudine e pianto.
Il bel canto, il cinguettio degli uccelli, un tramonto,
un paesaggio, un gesto, una tremula mano tesa alla speranza
fan si che continui a ticchettare quel suo piccolo grande cuore,
quasi volesse ancora teneramente cullare
i frutti del suo grande amore.
Vecchio bastone accompagnala a ritroso nel tempo
sulla cigolante altalena del giardino dei suoi ricordi,
che l’aguzzina vita giammai potrà cancellare.
Ascoltala sempre mentre, confusa, dialoga con le immagini
che, come per incanto, la sua mente le proietta accanto.
E trasognata inizia a navigare, provando sollievo
nelle tenere acque del suo mare.
Si vecchio bastone, sii forte, sorreggi quel corpicino
consunto dagli anni e dal dolore.
Ti prego sorreggila ancora tanto,
affinché si possa godere solo per averla accanto.