L’illuminata penna di Angelo Sconosciuto dipinge, con parole chiare ed essenziali, la figura del noto personaggio salentino “Papa Galeazzo”, protagonista di innumerevoli aneddoti e brevi racconti. La seconda parte del libro è un omaggio alla figura del Cantastorie, conoscitore d’eccellenza della storia e della cultura popolare e diffusore unico dei fatti “popolari”
“Papa Galeazzo e le ballate dei Cantacunti” è un pregevole libretto realizzato in occasione di una serata a lui dedicata, all’interno di un incontro interclub del Rotary Club di Manduria con i Clubs Rotary di altri paesi della zona, svoltosi nel 2009. L’illuminata penna di Angelo Sconosciuto dipinge, con parole chiare ed essenziali, la figura del noto personaggio salentino “Papa Galeazzo”, protagonista di innumerevoli aneddoti e brevi racconti, contenuti ne “Il Breviario di Papa Galeazzo”.
L’autore, sfogliando il “Breviario” nell’edizione curata da Michele Paone (Congedo, 1979), si sofferma su alcuni aneddoti, che il popolo salentino chiama “cunti” o, meglio, «culacchi (di storia)», pillole di amara e intelligente ironia, quasi sempre riferite alla misera quotidianità di quei luoghi e di quelle genti, manifestazione di una realtà socio-culturale il più delle volte impossibilitata a esprimersi liberamente. E se attraverso i secoli la memoria collettiva ha fatto la sua parte, apponendovi aggiunte e/o modifiche al modello originale, non importa poi tanto. Papa Galeazzo è lì, sospeso tra mito, leggenda e realtà. Sì, perché solo recentemente è stata accertata la figura storica di «Galeazzo De Palma di Loconiano», presbitero, il cui nome compare in alcuni atti notarili di fine XVI secolo. Nulla documenta invece l’attività di arciprete che il bizzarro personaggio avrebbe svolto a Lucugnano.
Negli aneddoti riportati dall’autore nella prima parte del libretto, troviamo elementi storici, sociali e antropologici identitari della comunità salentina. In primo luogo, il Medioevo feudale a lunga decorrenza, debordato oltre i confini temporali convenzionali assegnati dagli storici: l’attaccamento alla terra, elemento fondante dell’economia, cartina di tornasole del potere e del prestigio sociale di figure come il proprietario terriero e il contadino; le complesse dinamiche che regolano i rapporti sociali, ancora di tipo feudale; il malcontento per l’imposizione di nuove tasse. A questo filone appartengono gli aneddoti (l’autore in nota indica le pagine del “Breviario” in cui trovare i racconti) “Sulla sua terra” (pp. 74-76 Breviario); “Il bacio della pace” (pp. 3-4 ); “Le mani di Carlo V” (p. 4); “Le sanguette” (p. 27).
Altri “cunti” ci raccontano delle tradizioni, soprattutto di quelle legate al mondo del sacro, anch’esse, per certi versi, strascichi del “lungo Medioevo salentino”: le confraternite, le feste patronali, le fiere e i pellegrinaggi. Appartengono a questo itinerario gli aneddoti “Lu cutrubbu” (pp. 7-10); “L’abito di S. Francesco” (p. 24); “Memoria perduta” (pp. 184-187); “Giuda portava il baffo?” (p. 119); “Amici dappertutto” (p. 51). Anche il mondo della cucina trova spazio nel “Breviario” con l’aneddoto “Due serve per 50 anni” (p. 176); “L’astronomia di papa Galeazzo” (p. 61); “Le teste erano due” (pp. 11-15); “Il troppo… è troppo” (pp. 40-42).
La seconda parte del libro è un omaggio alla figura del Cantastorie, conoscitore d’eccellenza della storia e della cultura popolare e diffusore unico dei fatti ‘popolari’: «Secoli di fame, di dolore e d’emigrazione, di passioni e tormenti, di sottomissione e riscatto, di gioie semplici e profondi amori, questa è la storia del popolo e questi sono i ‘fatti’ che i cantastorie hanno sempre interpretato, diffondendo di piazza in piazza la lingua, le tradizioni, la poesia e la cultura popolare» (p. 20).
Nell’ultima parte, dal titolo “Le ballate dei Cantacunti”, sono riportati i racconti di papa Galeazzo affidati all’oralità, narrati e “cantacuntati”, durante la serata, dal gruppo dei “Cantacunti” (musica e testi cantati Giambattista Vico, testi narrati Maria Rosaria Coppola, arrangiamenti musicali Roberto Bascià, disegni Toto Dinoi). Cantastorie del terzo millennio, operanti con successo da decenni sul nostro territorio, i “Cantacunti” si muovono sapientemente fra tradizione e modernità: a tenere insieme le due dimensioni, la multimedialità della comunicazione, che, da sempre, «veicola “il fatto”» al ritmo della musica e del canto, della narrazione e delle immagini del cartellone. Fra gli aneddoti del ‘Breviario’ “cantacuntati” e resi in immagini, “Le teste erano due” (pp. 11-15), “La marchesa di Alessano” (nel ‘Breviario’ “Oh, mia santa Liberata!”, p. 5), “Il ladro nello specchio” (p. 30), “L’abito di san Francesco”, (p. 24) “La morte di papa Galeazzo” (pp. 202-203).
Accompagnano questo scritto le foto dei disegni di Toto Dinoi, presenti nel libro.