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14/09/2024 18:57:23 - Manduria - Cultura

Nuove denominazioni di strade e piazze si aggiungono a quelle già esistenti, alcune delle quali poco conosciute. Ecco perché una via di Manduria è stata intitolata a Paul Bourget, grande poeta e romanziere francese

L’occasione per questa nuova rubrica ci viene data dall’aggiornamento della toponomastica cittadina, avvenuto di recente. Nuove denominazioni di strade e piazze si aggiungono a quelle già esistenti, alcune delle quali poco conosciute. ArcheOrizzonti in Via… si propone di recarsi, virtualmente, in quelle strade o piazze, di nuova ma anche di vecchia denominazione, intitolate a personaggi che in qualche modo hanno legato il proprio nome a Manduria e alla sua storia.

Perché oggi andiamo in via Paul Bourget? Perché il nome di Manduria è legato a doppia mandata al grande poeta e romanziere francese. Paul Bourget (Amiens, 1852-Parigi, 1935) appartiene a quella schiera di artisti e letterati, soprattutto stranieri, che, fra XVIII e XIX secolo e oltre, si resero protagonisti di quel fenomeno conosciuto come ‘Grand Tour’, viaggio di istruzione e formazione di aristocratici europei (francesi, inglesi e tedeschi) in Italia, soprattutto nel Meridione, alla ricerca di testimonianze delle antichità classiche, storia, arte e cultura.

“Travel bloggers” “ante social”, essi riportano le loro impressioni di viaggio su diari, lettere fino a veri e propri libri di viaggio, che divulgano in patria al loro ritorno. 

Paul Bourget visita il Salento nel novembre 1890 e il nome di Manduria risuona forte e glorioso nell’opera “Sensations d’Italie”, che egli pubblica l’anno successivo. Per il suo “tour”, l’illustre turista dispone di una guida d’eccezione: lo scrittore manduriano Giuseppe Gigli. Un incontro fortuito il loro, avvenuto in un albergo di Lecce, trasformatosi presto in una solida amicizia, che traspare sia dalle pagine che Bourget dedica a Manduria nella sua opera, sia dall’articolo pubblicato da Gigli sul «Corriere Meridionale» del 1° gennaio 1898, dal titolo “Paul Borget in Terra d’Otranto”.

Bourget arriva a Manduria dopo aver visitato, insieme al Gigli, Lecce, Otranto, Brindisi e Oria. Della «vecchissima e venerabilissima città» — come egli chiama Manduria — l’illustre turista visita le mura megalitiche, scrivendo che «la lunga cerchia di quelle pietre grigie, sovrapposte fino ad un’altezza di tre o quattro metri nella vasta pianura rotta com’è qua e là da brecce ruinose, colpisce fortemente l’immaginazione. Quanto son lontani nel passato i barbari costruttori, pur già abilissimi che squadrarono e rotolarono questi macigni! […]». Continua il Bourget: «È doloroso che queste mura restino così esposte a tutti i capricci dei paesani che le sventrano e se ne servono secondo i loro bisogni. Basterebbe iscriverle fra i monumenti nazionali […]». La visita prosegue al Fonte di Plinio, dove il Gigli — come egli stesso scrive nel suo articolo — gli fa gustare «la limpida acqua che scorre tranquilla da tanti secoli con eguale mormorio e che un tempo dissetò i combattenti la Magna Grecia e i cavalli dello spartano Archidamo e del romano Fabio Massimo».

Oltre alla Storia, altri aspetti catturano l’attenzione del Bourget. La sua guida è l’autore di “Superstizioni, pregiudizi e tradizioni in Terra d’Otranto. Chi meglio di lui può raccontargli le tradizioni, le leggende e le credenze della nostra terra?

È così che il romanziere francese viene a conoscenza di credenze bizzarre e “graziose”, come quelle relative al “Lauro”, alle “Faunesse”, alle “Sirene”; oppure di curiose pratiche per attirare a sé la fortuna (lucertola con due code) o per scongiurare il temporale (invocazione della protezione di San Giovanni, con un noto canto dialettale, mentre un bambino/a getta in strada a destra a sinistra e davanti a sé, tre pezzi di pane).  Ve ne sono altre, infine, che il Bourget associa a immagini «terribili»: quelle che evocano l’idea ancestrale di un sacrificio espiatorio, come quello necessario per impossessarsi della leggendaria chioccia e dei pulcini d’oro, nascosti in un pozzo nei pressi del Fonte di Plinio; oppure l’altro, sempre cruento, per impossessarsi di un tesoro custodito da un demone nella masseria di San Domenico.

Un altro momento importante della permanenza a Manduria dell’illustre scrittore francese è l’incontro, organizzato dal Gigli, con il senatore Nicola Schiavoni.

Scrive Giuseppe Gigli nel suo articolo a proposito della visita di Paul Bourget: «Il viaggio fu di breve durata, è vero, ma alla mente viva e poetica del Bourget nulla sfuggì di quanto riguarda le memorie, la cultura, le bellezze e la civiltà della nostra contrada. Ciò che ha scritto di noi salentini, delle nostre cose nelle “Sensations d’Italie” sta là a dimostrare che egli è stato il migliore amico nostro e del nostro paese».

«Paul Bourget può dirsi il più grande amico di Terra d’Otranto» — conclude Gigli — ringraziandolo per quanto ha scritto, «vedendo con occhi di artista e di scrutatore, giudicando con mente di pensatore e di erudito, sentendo con animo di poeta e di amico (…) ».

Con l’animo rivolto a quanto scritto dal Gigli, sarebbe bello aggiungere idealmente sulla targa, sotto il nome, la scritta “amico di Terra d’Otranto e di Manduria”.

 

Per approfondimenti: E. Dimitri, “Manduria e il suo territorio nelle pagine dei viaggiatori del passato”, Barbieri, 2008, pp. 93-99.











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