Nella prossima settimana in programma le conferenze di Caterina Arnò, Clemente Magliola, Ettore Tarentini e Giovanni Sammarco
Ecco il resoconto delle attività del centro culturale “Plinio il Vecchio” della scorsa settimana.
Martedì 19 novembre: Angela Greco, visita al Parco Archeologico di Manduria
Il ritrovo è all’ingresso del Parco Archeologico in un folto gruppo di cica 40 persone; degna cornice per questa visita è un pomeriggio limpido che lascia già immaginare quanto potrà essere godibile la visita al tramonto, col Parco illuminato.
I presenti si preparano ad un salto nel passato dei vissuti personali; si intrecciano i ricordi delle incursioni giovanili, delle scampagnate per Pasquetta e, anche, di qualche romantica passeggiatina.
Ad accogliere il gruppo è Angela Greco che, novella story teller, accompagnerà i presenti nella visita, raccontando più che descrivendo, i posti, le storie e le suggestioni di cui il Parco è ricolmo; sempre con uno stile coinvolgente, direi quasi, frizzante.
Il benvenuto al Parco è affidato ad un mirabile mosaico in ceramica, del maestro Vestita, posto al centro della piazza d’ingresso; una piazza dove elementi architettonici con tagli decisi e l’acqua di una imponente vasca disegnano uno scenario evocativo.
Un approccio quasi rituale si accompagna al contatto fisico-tattile con il mosaico, con l’evocazione di suggestioni che spaziano dalla terra al cielo e, soprattutto, all’acqua; acqua, filo conduttore di un viaggio che sta per iniziare con una impronta quasi sacrale.
Dopo essere entrati, i presenti si dirigono verso il Fonte Pliniano, “lu Scegnu”; la prima piacevole sorpresa è data dalla “discrezione” con cui sono stati fatti i lavori per rendere ampiamente fruibile una buona parte del Parco. Si ha l’idea che si sia voluto solo sottolineare, e mai stravolgere, l’immenso patrimonio di bellezza e storia che il Parco rappresenta; le opere realizzate sembrano fatte per accompagnare il visitatore, portandolo a guardare con occhi nuovi ciò che, a dei vecchi manduriani come noi, potrebbe sembrare scontato.
Si scende poi nel Fonte Pliniano; la nuova scala d’accesso è abbastanza agevole e, soprattutto, perfettamente inserita nella morfologia del posto. Ecco che l’acqua e le sue suggestioni prendono il sopravvento; il senso di sacralità si percepisce e la narrazione della guida accentua e sottolinea questa specie di isolamento incantato. Il “genius loci” cercato dal maestro Vestita accompagna le emozioni dei presenti.
Si riemerge dal Fonte e ci si avvia verso i sentieri, mirabilmente illuminati, che percorrono il Parco; la luce diventa elemento guida e ci fa intravedere mete vicine e lontane, verso cui si puntia.
Scenari fantastici si presentano, man mano, agli occhi dei presenti; si dipanano le storie che la guida propone mentre la luce disegna tratti di mura, fossati, gallerie di collegamento. L’atmosfera e le parole ci trasportano in un mondo che c’era e quasi ci si sente parte di tutto ciò.
Il cielo nero contrappunta i giochi di luce e le ombre danno concreta sensazione delle dimensioni e degli spazi; un percorso di meraviglie.
La visita si conclude, immancabilmente, alla chiesetta di San Pietro Mandurino; magari visitata decine di volte, riesce sempre a regalare un accento di stupore.
La sensazione finale è quella della riscoperta e della riappropriazione di un tesoro quasi dimenticato; non una visita ma un pellegrinaggio in un luogo tornato “nostro”.
Ma questo comporta responsabilità; il parco deve vivere, deve crescere.
Nel parco i figli e i nipoti delle nostre generazioni dovranno sentirsi a casa, rispettarlo, promuoverlo e, soprattutto, amarlo.
Il parco manda un messaggio importante sulle origini e restituisce i presenti forti al ruolo di cittadini dei tempi d’oggi; si vive il parco e viva il parco.
Mercoledì 20 novembre: Lucio Cavallone, “La tutela delle persone fragili: considerazioni a 20 anni dall’attuazione della legge”
Con l’intervento si è cercato di chiarire in maniera semplice perché si ricorre all’amministrazione di sostegno; di esporre le finalità della legge che ha come obbiettivo la tutela delle persone fragili.
Si è parlato della distinzione con l’’interdizione e la disabilitazione, quali misure ormai residuali.
Nei prossimi incontri si cercherà di esaminare più da vicino i pregi e difetti della legge con riferimento a casi realmente accaduti.
Giovedì 21 novembre: Ettore Tarentini, “Introduzione al laboratorio finestre nell’infosfera”
È stato delineato lo scenario in cui si terranno gli incontri di “laboratorio”; gli incontri, riservati a gruppi ristretti, in cui praticamente nell’universo digitale si opererà. I punti di partenza saranno i capisaldi dell’identità digitale: SPID, app IO, carta di identità elettronica, Wallet. Si è indicato il quadro normativo europeo ed italiano in cui ci si muoverà e sono state indicate le modalità con cui è possibile far diventare lo smartphone personale il custode della propria identità. È questo praticamente si farà in questi laboratori.
Venerdì 22 novembre: Giuseppe Pio Capogrosso, “Manduria e il colera: un precedente storico»
Inaugurando il ciclo di incontri dedicato a “Manduria nel Secondo Ottocento fra tradizione e modernità”, l’avv. Giuseppe Pio Capogrosso ha presentato un'interessante relazione sui gravi episodi di colera che colpirono la cittadina nel 1865 e nel 1886, proponendo una riflessione sugli eventi storici alla luce della recente pandemia da Covid-19. L'intervento ha attirato l'attenzione di un pubblico attento e curioso, poiché ha messo in evidenza analogie tra le epidemie storiche e quelle moderne, sollevando interrogativi sulle modalità di diffusione delle malattie e sulle risposte delle società.
Il colera, originario dell'Asia, aveva fatto il suo ingresso in Europa nel 1830, giungendo in Italia soprattutto al nord. La sua diffusione, con picchi di intensità devastanti, toccò anche la Puglia, dove nel 1865 e nel 1886 Manduria fu particolarmente colpita, vivendo tragiche esperienze di contagio e morte. La riflessione dell’Avv. Capogrosso ha portato alla luce il parallelismo con la pandemia recente, evidenziando come le modalità di propagazione del morbo, la reazione della popolazione e le difficoltà nel contenere le epidemie siano fenomeni che si ripetono ciclicamente nella storia.
A Manduria si costituirono comitati di soccorso che si impegnarono a contenere l'epidemia e a curare i malati. Questi gruppi di volontari assunsero il compito di assistere i malati, trasportare i corpi delle vittime e organizzare i soccorsi. Molti di loro rischiarono la vita, operando in condizioni di estrema difficoltà e senza le risorse necessarie. L'azione di questi volontari divenne un simbolo di speranza e di resistenza di fronte a una calamità che non solo minacciava la vita delle persone, ma anche la coesione sociale e l'ordine pubblico.
Inoltre, i comitati si occupavano anche della distribuzione di pasti (gestendo una cucina da camppo) e di beni di prima necessità, della gestione delle strutture di isolamento (come il lazzaretto) e dell'educazione della popolazione riguardo alle pratiche igieniche. Sebbene le conoscenze scientifiche fossero limitate, l’intuizione che la quarantena e l'isolamento fossero essenziali per fermare l'epidemia divenne un principio fondamentale nell'organizzazione delle risposte sanitarie.
Nonostante le difficoltà e la scarsa comprensione delle cause reali del colera, l'opera dei comitati di volontari rimase un aspetto cruciale per la resistenza della comunità, contribuendo a mantenere viva la speranza in un momento di grande disperazione. Il loro impegno, la loro dedizione e il loro coraggio hanno lasciato un segno profondo nella memoria collettiva di Manduria, facendo loro guadagnare un posto di rilievo nelle storie di resilienza e di lotta contro la malattia e meritando, recentemente, l’intestazione di alcune vie cittadine.
Programma settimana 26 – 29 novembre
Martedì 26 novembre: Caterina Arnò, “Roma e le sue bellezze nascoste”
Mercoledì 27 novembre: Clemente Magliola, “Realizzare un giardino: vera e propria cura psico fidsica attraverso la natura”
Giovedì 28 novembre: Ettore Tarentini, “Presentazione progetto Cineforum”
Venerdì 29 novembre: Giovanni Sammarco “ Ebraismo e antisemitismo tra storia e poesia – Parte 2ª”