Occhio allo spreco
Natale nuovo.. usanze vecchie... e le brutte abitudini del millennio che fu tutt’altro che superate.
Caro vecchio adagio non sbagli mai quando affermi che l’errare è umano quanto diabolico il perseverare! Perciò nel giorno di festa, esercizi chiusi, ma il mercato franco dello spreco da supermercato a disposizione nei bidoni dell’immondizia sin dalle prime ore dell’alba per censire, sul campo, le previsioni sulle abitudini delle famiglie degli Italiani prima dell’Istat, giorno dopo giorno, nel corso di questo lungo periodo di bagordi.
La cibomania sfogata nella corsa al carrello pieno nella sindrome da centro commerciale, percentualizzata dagli avanzi del cenone di Natale, a disposizione dei netturbini, prima che le crisi di coscienza giungessero puntuali insieme agli inviti alla morigeratezza dei preti di casa nostra, anch’essi finiti tra un pezzo di pizza e l’altro nel pieno compimento della digestione notturna.
Menu à la carte pronto di giornata con al bando precotti e surgelati: avanzi di pasta in tutte le salse ed intingoli, pezzi di salsicce, tranci di pizza per i tuttigusti del palato in fatto di rusticheria, fette di panettone e pandoro per il match squisitamente natalizio della serie.. “dimmi di che panettone sei e ti dirò chi sei..”, pane e frutta a volontà irrorati di cicchetti di spumante ancora nel fondo della bottiglia freschi freschi di temperatura notturna.
E siccome bisogna salvare la faccia oltre che le apparenze, ecco le periferie prese d’assalto dal viavai di autovetture che sotto mentite spoglie, si liberano della prove incriminanti e determinanti del dopocena, riferimento hard a parte, come fanno i banditi dopo una rapina o i sequestratori dopo un rapimento.
Insomma tutto cambia perché nulla cambi: il domani sempre uguale! Il piangersi addosso della cicala dopo la canzonatura alla formica, le solite critiche al governo di turno per il mancato adeguamento degli stipendi rispetto alla scala mobile, i problemi esistenziali che si accavallano dopo il tanto invocato giorno da leoni, prima che i 100 da pecora diventino la barbosa costante della vita alla Sandra Mondaini, e prima che per i fondi del portafogli si invochi la moltiplicazioni dei pani e dei pesci per le ultime tasse di inizio anno nuovo, all’indomani della bulimia da ingrassaggio forzato da pollice verso.
Sullo sfondo la questione morale e materiale dei predenti posto di larga parte dell’economia nazionale, dei tanti in cassa integrazione, dei licenziamenti sempre in prima pagina, delle politiche del lavoro da reinventarsi, del primo impiego ormai miraggio per molti che fanno d’alter ego alla rubrica dell’occhio alla spreco ed alla spesa di quanti non hanno nemmeno le dita per contare.
Come al solito l’odiosa legge dei due pesi e delle due misure rovina le feste, già compromesse, peraltro, dalla crisi che pende sulle nostre teste da epoche ormai inenarrabili, perché per una famiglia che gioisce ce ne sono altre che piangono disperazione, altro che rifiuti da surplus da shopping mangereccio e compulsivo. Pensieri da fioretto di Avvento e Quaresima ed un po’ da orecchio da mercante, in fondo in fondo ognuno si piange i suoi guai. Anche questo è Natale...
Le contraddizioni che si confondono con le luminarie, i buoni propositi sin troppo passeggeri, quel tanto di solidarietà ed altruismo che ci fa sentire migliori almeno una volte l’anno, e quel cumulo di avanzi di cibo e di insensatezza che ci fanno apparire i più poveri ancora più poveri ed i ricchi ancora più ricchi, e le stranezze di questo strano mondo ancora più stranezze.
Auguri a tutti certamente, ma occhio ai frigoriferi.
Mimmo Palummieri