mercoledì 30 ottobre 2024


11/01/2011 20:47:30 - Manduria - Attualità

Oltre all’onnipresente amianto, l’ambientalista Carrieri ha trovato ancora scarti di macellazione

 
Un’altra discarica abusiva, in contrada Meschinella, in cui, oltre a cumuli di onduline di amianto, resti di cavi elettrici e inerti da costruzioni, sono stati trovato “scarti di lavorazione di carne in putrefazione”.
Ad individuare la discarica abusiva e a inoltrare la segnalazione al Corpo Forestale dello Stato e alle unità operative di Manduria dei Dipartimenti di Prevenzione “Igiene e Sanità Pubblica”, nonché “Servizi Veterinari” della Asl jonica, è stato l’ambientalista savese Mimmo Carrieri.
«Gli scarti di lavorazione di carne in putrefazione, oltre ad inquinare il suolo, rendono l’aria circostante irrespirabile, tanto da obbligare i contadini, che in questo periodo sono impegnati nella potatura degli alberi di ulivi, a fare uso delle mascherine» scrive Mimmo Carrieri nell’esposto inviato alle autorità competenti. «Le foto dei siti interessati all’inquinamento, anche se eloquenti, non dimostrano a pieno la situazione di degrado ambientale ed igienico sanitario venutasi a determinare nella contrada in questione. Irresponsabili ignoti, nottetempo, con inqualificabile azioni di inciviltà, sono arrivati sino a disfarsi di un frigo, gettato nella rigogliosa vegetazione di macchia mediterranea e contenente pacchettini di carne, alla quale hanno tentato di appiccare il fuoco per cancellarne le tracce».
Non è la prima volta che nelle campagne di Manduria vengono trovati scarti di lavorazione di carne.
«Un episodio simile (abbandono di scarti di macellazione) si era già verificato nel mese di febbraio 2010 sempre nella stessa contrada» ricorda Mimmo Carrieri. «La normativa CEE 1774/2002 sancisce che gli scarti di lavorazione animale, debbano essere ritirati dalle ditte autorizzate. Tale servizio viene fornito (al costo di 800 euro l’anno) due volte a settimana da una ditta di Andria, tramite la fiduciaria TSA SUD di Francavilla Fontana».
Carrieri avanza quindi un’ipotesi sulla natura di questo ritrovamento.
«Molto probabilmente, non tutti i titolari di macellerie sono propensi a farsi carico delle spese per il ritiro degli scarti e quindi, qualcuno opta per lo “smaltimento clandestino”» sostiene l’ambientalista savese. «Alle autorità in indirizzo, pertanto, chiedo, nell’ambito delle rispettive competenze, qualora dovessero ritenerlo necessario, di avviare opportune indagini, nonché ordinare all’Ente responsabile per territorio, la bonifica dei siti inquinati ai fini della tutela della salute pubblica».
Sarebbe forse opportuno anche coinvolgere le forze dell’ordine, competenti per le indagini necessarie a risalire agli autori di questo scempio.










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