Ospite della scuola “Prudenzano”, la segretaria regionale dell’associazione “Penelope”, Annalisa Loconsole
Quasi 25.000 “vite sospese”. Delle quali resta solo il volto in una fotografia e il dolore delle rispettive famiglie.
Sono le persone (adulti, ma anche tanti bambini) che sono scomparse in Italia. Di loro non c’è più traccia. E, nella maggior parte dei casi, anche le forze dell’ordine hanno smesso ogni tipo di ricerca.
«E’ un numero molto approssimativo» ha rimarcato Annalisa Loconsole, presidente regionale e vice presidente nazionale dell’associazione “Penelope”, composta da familiari o da amici di persone svanite nel nulla, ieri mattina ricevuta dalla scuola elementare “Prudenzano” nel corso di un laboratorio di giornalismo. «Io conosco altra gente che non è in quell’elenco».
La signora Loconsole ha aderito a quest’associazione nel 2006, qualche mese dopo la sparizione di suo padre, Antonio. Affetto del morbo di Alzheimer, Antonio scomparve nella mattina del 4 agosto del 2006. Da allora non si è avuta più nessuna notizia.
«Già gli uomini primitivi avevano il culto dei morti: c’è la possibilità di avere una lapide e di visitare i defunti portando un fiore sulla loro tomba. Per le tante migliaia di scomparsi, questo non è possibile. Resta solo tanto dolore nel cuore dei familiari e la voglia di sperare sempre che il proprio caro possa ritornare. L’associazione “Penelope” è nata proprio per questo, su iniziativa di Gildo Claps, il fratello di Elisa: è la voce di chi non c’è. Grazie al volontariato di tanta gente, cerchiamo di fornire aiuto e assistenza di ogni tipo alle famiglie che vivono questi drammi. Inoltre stiamo lottando, da anni, per far approvare una legge che tuteli le persone scomparse. Ma ancora non abbiamo la sufficiente attenzione da parte dei politici».
Da “Penelope” è partita anche una proposta: dotare di braccialetti con localizzatori Gps i cittadini ultra 65enni affetti da patologie neurologiche e gravi amnesie.
«Anche per questa proposta, non abbiamo riscontrato la necessaria sensibilità. E pensare che il microchip è ormai necessario persino per i cani».
Annalisa Loconsole (ieri ricevuta dal preside Romano Scionti e dalle maestre Anna Clara Sardiello e Maria Pia Rossetti), si è infine soffermata sul caso di Sarah Scazzi.
«Appresi la notizia della sua scomparsa dalla televisione» ha raccontato ai bambini delle quinte classi delle sezioni C e D. «Mi misi immediatamente in contatto con Concetta e le consigliai come muoversi e cosa chiedere alle forze all’ordine. Quel caso si sarebbe potuto risolvere molto prima se le forze dell’ordine avessero avuto a disposizione i cani che riescono a fiutare le tracce delle persone scomparse: in Italia ci sono solo a Livorno, altrimenti bisogna farli arrivare dall’estero. A Concetta suggerii di chiedere di investigare su tutte le persone che conoscevano Sarah: amici, parenti e conoscenti, dubitando di tutti. Gli adolescenti, infatti, difficilmente accettano di andare con sconosciuti. Concetta è stata una donna fortissima, che ha vissuto il dolore con tanta dignità. Non ha mai pianto in pubblico, ma era disperata per la scomparsa della figlia. Bene ha fatto a invitare, più volte, la magistratura ad intensificare le ricerche. Non bisogna, infatti, chiudersi in casa col proprio dolore, come stanno facendo i familiari di Yara».