What women want
Un grande fiocco rosa lega le due parti dell’emisfero per l’8 marzo, festa della donna, ristabilendo un ponte ideale tra la stessa giornata del 1946, in cui la mimosa, primizia della primavera che avanzava, divenne il simbolo dell’universo donna.
La leggenda attribuisce all’incendio della fabbrica Triangle di New York del 1911, nel quale morirono 146 operaie, la scelta di ricordare il sacrificio di quelle vittime sfruttate, facendone il simbolo e la parabola dell’umiliazione, sconfessata dalle storiche conquiste delle donne, interdette dal voto, sottoposte all’ostracismo in molti contesti lavorativi, discriminate, torturate e schiave in epoca moderna del turpe commercio della
prostituzione.
Molte le iniziative che in questa giornate ricordano, commemorano, stravolgono esse stesse il senso di una festa che deve avere il senso delle solidarietà indirizzata a quelle donne, che in nome della civiltà cui appartengono subiscono violenze da parte dell’uomo, sono destinate spose bambine a mariti attempati con la bava alla bocca per la carne fresca tra le mani, per le tante che rincuorano, si fa per dire l’afflizione di quelli che, con il favore delle tenebre, sono premurosi mariti davanti e di giorno, depravati di notte.
Molti i pensieri e gli argomenti a proposito, oggetto di dibattiti nel caso migliore, di notte brave al femminile, nella declinazione peggiore. Nel mezzo la storia di tante conquiste, di enormi sacrifici, di prezzi alti da pagare con la propria vita, di pagine e pagine di denunce su giornali e mass media di discriminazioni, orrore tra le mura domestiche, persecuzioni da parte di mariti aguzzini e non solo, di leggi non sempre dentro al What women want.
Oltre le gambe c’è davvero di più, almeno lo speriamo, pertanto nel ricordare il significato più sacro delle festa, ci auguriamo che non sia lo stesso universo femminile, succube della chirurgia estetica ed il silicone, il nemico duro a morire di una condizione della donna, incastrata tra le ali di un angelo del focolare, e la coda del più
pericoloso dei diavoli.
Sia la mimosa il fiore delle donne 365 giorni all’anno. Auguri tanti di una dignità mostrata e tutelata sempre e comunque.
Mimmo Palummieri