- martedì 04 febbraio 2025
Piazza Castello di Tripoli, quel pomeriggio del 10 giugno 1940, era gremita da una moltitudine di gente; di lì a poco, alla radio, il Duce avrebbe annunciato al mondo intero la dichiarazione di guerra del Regno d'Italia contro Inghilterra e Francia
Nel cielo apparvero inaspettatamente due aerei transalpini che, con un volo dimostrativo simile a quello che aveva visto protagonista circa vent'anni prima il Vate su Vienna, lasciarono cadere sulla capitale libica volantini provocatori contro gli italiani. Prontamente allertati, dal campo di Castel Benito decollarono alcuni caccia che, malgrado il tempismo, non riuscirono a contrastare il nemico, ormai fuori dalla loro portata di fuoco.
Cinque giorni dopo, l'aviazione francese, questa volta in missione unicamente bellica, sganciò sulla città ordigni che provocarono vittime e danni agli edifici civili. I caccia italiani, richiamati all'azione e assistiti da terra dal fuoco della contraerea del Regio Esercito, impensierirono ben poco il nemico, che riuscì nuovamente ad allontanarsi indenne.
Se i raid dell'aviazione francese su Tripoli divennero sempre più rari a seguito del ritiro dalla guerra del Paese transalpino e, di conseguenza, dello scioglimento dell'Armée de l'Air, benché alcuni reparti aerei sotto le insegne della FAFL restassero operativi accanto agli Alleati, divennero invece più frequenti quelli della RAF, che concentrava il fuoco nella zona portuale della città, colpendo diversi obiettivi civili e militari.
Fu allora che, nel mese di agosto, Gregorio ricevette una lettera dalla madrepatria.
«Oggi c'è posta anche per te, Pasetti… posta importante e profumata, a quanto pare!» gli annunciò compiaciuto, con tono sarcastico, il conterraneo Ferrucci Alberto, un esile e goliardico aviere addetto allo smistamento della corrispondenza militare.
Gregorio, intento a prelevare dagli scaffali la posta da recapitare, si voltò di scatto verso il commilitone che gli era accanto e, con gesto energico, gli sottrasse la busta dalla mano tesa.
«Ti ringrazio, Ferruccio, è la mia compagna che mi scrive.»
«Lei è bella?»
«È splendida!» rispose con vanto l'aviere, ponendo subito la missiva nel taschino anteriore della sua giubba. Poco dopo salutò il commilitone, riempì il tascapane con la corrispondenza e si allontanò.
Sulla busta, il destinatario era indicato in una forma astrusa e spiccatamente romantica:
All'uomo che amo da sempre Aviere Scelto Pasetti Gregorio
Altrettanto insolito era il mittente:
La sua donna Adele Trombetti...
Adele, diciannovenne, si distingueva dalle coetanee per la sua sana vivacità, un aspetto caratteriale tipico di un'adolescente, dal quale Gregorio era stato fortemente attratto, benché ella avesse già acquisito la maturità di una donna. La vita, fino ad allora, le aveva arriso, ma un tragico evento cambiò improvvisamente la sua esistenza.
Walter Pasanisi