giovedì 28 novembre 2024


19/01/2008 12:34:43 - Manduria - Cultura

Dall’edizione de “Il Cittadino Leccese” del 5 dicembre 1863, un annuncio che getta nuova luce sulla, fin qui misteriosa, operazione di lotta al brigantaggio svoltasi a Manduria

 

   Torno alla notizia, contenuta nel mio articolo dello scorso ottobre, riguardante la versione, che ebbi a definire “nostrana”, della cattura del brigante Cosimo Mazzeo (alias “Pizzichicchio”), per fornire un aggiornamento reso necessario dalla scoperta di nuovi documenti.

    Si tratta, come ormai saprete, della voce raccolta da Michele Greco nel secolo scorso (e dettagliatamente riportata dallo storico nei suoi appunti inediti), secondo la quale l’arresto del capobanda sarebbe stato eseguito a Manduria, dalla Guardia Nazionale guidata dal maggiore Vespasiano Schiavoni. Per maggiori dettagli rimando alla lettura del mio precedente contributo [1].

    Sull’argomento però, a seguito di ricerche successive alla pubblicazione del mio articolo, ho trovato, nell’edizione de “Il Cittadino Leccese”  del 5 dicembre 1863, il seguente annuncio che getta nuova luce sulla, fin qui misteriosa, operazione di lotta al brigantaggio svoltasi nella nostra città. I fatti come –come attesta il foglio leccese- ebbero luogo il 2 dicembre del 1863.    

   Trascrivo dal giornale [2]:

“Ecco i dettagli della presa del famigerato Capo-brigante La Volpe e dei suoi compagni.

Questo avvenimento, di cui il Maggiore della G.Nazionale di Manduria sig. Vespasiano Schiavoni fu l’architetto segreto, ha restituito in non pochi paesi del Tarentino, la loro consueta sicurezza, e tranquillità. Di questo importante servizio reso a quelle popolazioni, noi rendiamo pubbliche lodi al sig. Schiavoni che con fino accorgimento diresse l’impresa, e agli uffiziali, militi e carabinieri che strenuamente la compirono.”

    In calce all’annuncio è riportata la dettagliata relazione dell’operazione, tratta da una lettera spedita, molto probabilmente dalla città messapica, alla redazione del giornale e di cui non è però indicato l’autore:

“Sig. Direttore,

Accetti di grato animo la soddisfacente nuova della cattura di nostri due briganti, Scialpi e Pezzarossa, capitanati da Volpe ucciso anche lui nella azione.

Questo giorno due dicembre non sarà certo obliato da alcuno abiti questo paese nostro; poiché per quanto dolore avesser provato sempre gli onesti dalla grassazione del brigantaggio, cresceva maggiore il dispetto per non poterne assicurare alcuno che pagasse il fio delle non mai compiante vittime nostre, Tarentini, due Scialpi, e Primiceri [si tratta di militi manduriani della Guardia nazionale caduti in agguati tesi da briganti,  N.d.A.].”. 

   Segue, dopo tutto un preambolo zeppo di frasi di retorica autocelebrazione dell’impresa, la notizia vera e propria:

“Vi fu d’uopo d’una vittima di espiazione, e ben volentieri la si rinvenne in persona d’un conosciuto patriota a nome di Giovanni Marinaro, giovine di ardenti propositi e di fermissime risoluzioni, il quale congiunto per affinità ad uno di questi briganti […] seppe e bene infingersi delle loro intenzioni, di coadiuvarli nei loro disegni, per fino ammonirli dei finti aguati che li si tendevano.”.

  L’operazione fu, quindi, organizzata a puntino dalla Guardia Nazionale manduriana mediante il ricorso ad un infiltrato (che era anche cognato di uno dei briganti). Ciò fece sì che: “I tre briganti bene assicurati dalle apparenti intenzioni del Marinaro, s’affidavan per fino di  entrare  in paese ad ore non molto avanzate della sera, sicchè per la divisa di G.N. del loro turcimanno [mezzano, intermediario, N.d.A.] avevan l’agio d’abboccarsi ai loro.  […] nell’idea di sollazzarsi col loro amico novello, con proprie famiglie, dieronsi la posta pel giorno 2 a Specchiarica, luogo abitato da mandriani di vacche.

  Un drappello di militi nazionali appostavasi a quelle vicinanze nella speranza di sorprenderli; ma o fosse poca avvedutezza di chi s’era agguatato o sospetto, il Volpe avvertito di gente armata prese il largo alla fuga. 

  Il colpo sembrò per tutti fallito, ma non per colui che aveva giurato di perderli e di parer traditore per salvare il paese dalle macchinazioni degli empi.  Seppe egli tanto ad essi ingraziarsi che fermolli a passar seco lui la nottata in paese.

  Poveri merlotti! Entraronvi per non uscirvi più.

  A quattro ore appena di sera, quand’erano tutti dediti al giuoco, s’intese un picchiar forte alla porta di casa [del Marinaro, N.d.A.], che gli chiudeva.

  Alzarsi, spegnere il lume, correr difilati nell’orto e tentar di scalare il muro che dava fuori l’abitato, fu la sola felice idea di quei sciagurati;  ma tre colpi ben assestati di G.N. che erano alla posta nel contiquo giardino, fecero cader morto il Volpe, più degli altri celere a svignarsela. Quando contemporaneamente s’apriva l’uscio della casa Marinaro all’altra parte della forza guidata dal Maggiore [Schiavoni, N.d.A.] e dal Maresciallo signor Arrighi, e lo Scialpi e il Pezzarossa vi s’arrendevano non senza qualche resistenza. […]

  Nove sole G.N. e tre carabinieri sono state a parte di si bell’azione, ed è dovere degli onesti cittadini retribuir loro la meritata lode, serbando per essi la più sensibile riconoscenza.

   Apprendiamo, quindi, che l’operazione del 2 dicembre 1863 portò all’uccisione del capo brigante La Volpe (in dialetto “La Orpi”) e alla cattura dei due compagni (Scialpi e Pezzarossa), ma non di Pizzichicchio.

    Dalla consistenza dei premi riscossi (£.1700), dei quali dirò in seguito, si evince che doveva trattarsi di soggetti particolarmente temuti. 

   Fra questi, dopo il La Volpe, spiccava il manduriano Pasquale Scialpi che, secondo alcuni storici, sarebbe stato complice, con la sua banda, di efferati omicidi “e fra questi quelli di due poveri Padri Cappuccini sorpresi per via (17 maggio '63).”. A detta di questi autori “le ultime criminose gesta di tale banda rimontano al novembre di quest'ultimo anno [1863]. Inseguita, dispersa e in parte catturata, i suoi componenti, in numero di nove, furono colpiti da adeguata sentenza nel giugno 1867. Di essi lo Scialpi fu condannato ai lavori forzati a vita.” [3].

   A chiusura dell’articolo pubblicato sul giornale leccese vi é l’elenco dei partecipanti all’operazione, che furono, per la Guardia Nazionale di Manduria, oltre al maggiore Vespasiano Schiavoni e al caporale Marinaro, i tenenti Alessandro Ponno e Raffaele Brunetti, i militi Vincenzo Mazza, Giovanni Ricchiuti, Giovanni Gennari, Giuseppe Nicola Greco, Giovanni Biasco, Giuseppe Trono, Emanuele Quaranta. Per i Carabinieri Reali: i carabinieri Predari Fortunato e Bossi Giambattista, oltre al maresciallo Arrighi, tutti della Stazione di Manduria.

    Sono pure indicati i beni confiscati ai briganti e precisamente: “un cavallo e due giumente con bardature in regola, due fucili, de’quali uno a due colpi, sei pistole, 12 piastre e tre anelli d’oro trovati addosso al Volpe. Erano inoltre tutti e tre ben vestiti di panno blù uniforme e kepì di Guardia Nazionale con cappotti della medesima roba.”.

    Per dovere di verità ricordo che anche Michele Greco, dopo aver riferito che la persona uccisa nell’operazione sarebbe stata (secondo la voce popolare da lui raccolta) Pizzichicchio, sembrava nutrire qualche incertezza sull’identità del malcapitato tant’è che, alla fine del suo appunto, aggiungeva la noticina “[o Volpe?]”, tuttora leggibile sul manoscritto [4].

    Che dire?

    L’articolo del giornale leccese sembra eliminare ogni dubbio sull’identità dei destinatari della brillante operazione di polizia condotta dalla Guardia Nazionale di Manduria.

    Forse si.

    Tuttavia rimane l’anomalia della notizia data dal medesimo giornale, nell’articolo del successivo 18 dicembre, quando -tra i beneficiari delle gratifiche elargite dalla Commissione provinciale per il brigantaggio- indica espressamente le “…Guardie Nazionali di Manduria” a favore delle quali erano state riconosciute “ per l’arresto del brigante Cosimo Mazzeo, lire 200.”  [5-6].

    Come ho già detto nel precedente contributo, resta da spiegare il senso di questa notizia. Per quale ragione la Guardia Nazionale di Manduria nella prima decade di dicembre 1863 -cioè prim’ancora che a Martina Franca, il 4 gennaio dell’anno successivo (1864), avvenisse la cattura del brigante- avrebbe ricevuto questo premio in denaro motivato dall’arresto di Cosimo Mazzeo, se poi l’azione di polizia si svolse altrove e fu eseguita da altri soggetti?

    Sicuramente la notizia del premio per l’arresto del Mazzeo non è frutto di confusione con l’episodio dell’uccisione del La Volpe. Ciò anche perché la stessa testata, nell’edizione del 13 febbraio 1864, parla distintamente del premio assegnato ai militi nazionali di Manduria per la cattura del brigante La Volpe, avvenuta il 2 dicembre 1863,  recitando [7]: “La Commissione provinciale per il brigantaggio nella tornata del 12 volgente [gennaio nda], ha concesso i seguenti premi e sussidi:

   […]

   Alla Guardia Nazionale di Manduria L.1700 ripartite così:  L.400 al caporale Marinaro che ha saputo ben condurre le pratiche per la cattura del capobanda la Volpe, e de’ suoi compagni Scialpi e Pezzarossa, nella sera del 2 dicembre p.p., L.200 a ciascuno dei tre sergenti Biasco, Massa [Mazza, rectius] e Greco che uccisero la Volpe nel punto di evadere, ed altre L.100 a ciascuno de’ sette militi che coraggiosamente si prestarono.”.

    Peraltro, sempre nello stesso articolo, è riportato il premio assegnato alle Guardie Nazionali di Martina Franca per l’arresto di Pizzichicchio e dei compagni Recchia e Castrìa, consistente in complessive “lire 2900” di cui 200 assegnate al luogotenente De Felice, che aveva guidato l’operazione, duecento ad un altro sottufficiale, e 100 per ciascuno dei venticinque militi che vi avevano partecipato.

    Orbene, sempre che non si sia trattato di un errore del giornale (ma, per le ragioni sopra esposte, mi pare difficile) o che il premio accordato per l’arresto di Pizzichicchio non riguardasse i preparativi di un’azione ancora da eseguire, e mai più eseguita dalla nostra Guardia Nazionale, la notizia resta di difficile interpretazione.

  

Giuseppe Pio Capogrosso

 

 

1) Giuseppe Pio Capogrosso, La Guardia Nazionale di Manduria e la cattura del brigante Pizzichicchio, Manduria Oggi, edizione online del 3.10.2018.

2) Il cittadino leccese : giornale della provincia politico letterario (1863:A. 3, dic., 5, fasc.41)

3) Salvatore Panareo, Reazione e brigantaggio nel Salento dopo il 1860, Rinascenza Salentina, 1943.

4) Greco Michele, “Scannica ca l’acchi”, voce Brigantaggio, 1-9, Biblioteca comunale “Marco Gatti”, Manduria (TA). La notizia del Greco è stata riportata anche da Pietro Brunetti in Manduria tra storia e leggenda, Barbieri-Selvaggi editore - 2007.

5)  La Commissione era presieduta dal Prefetto, dal Presideente della Deputazione, dal Comandante militare della Provincia, dal maggiore dei Reali Carabinieri e dal Comandante della Guardia Nazionale di Lecce i fondi assegnati provenivano da pubbliche sottoscrizioni.

6) Il cittadino leccese: giornale della provincia politico letterario (1863:A. 3, dic., 19, fasc. 43).

7) Il cittadino leccese : giornale della provincia politico letterario (1864:A. 3, feb., 13, fasc. 49).

8) Nell’immagine: militi della Guardia Nazionale.

 











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