L’arte come elisir di lunga vita
E’ risaputo e le antiche tradizioni cinesi lo divulgano da sempre, che l’Arte è l’elisir di lunga vita! Come una sorta di alimento magico, capace di nutrire la mente: una linfa benefica che può guarire dai mali della quotidianità. Quanti l’Arte l’inseguono, esaltandosi, e chi se ne nutre. Abbiamo forse diversi esempi sconosciuti che si sono persi, ingoiati nei ritmi convulsi, dove la memoria non alberga di certo.
Fatto sta che ogniqualvolta ci capita d’estate, di avventurarci come i viaggiatori d’altre epoche a scrutare l’alto Salento, che si stende nella Magna Grecia, è come se venissimo avvolti da un’atmosfera nuova e immota, che ferma lo stesso tempo, in una calura africana, ad insinuarsi ovunque per le terre del silenzio. Finché, alle porte di Manduria, si giunge ansimanti a quell’oasi di frescura, non tanto nel «giardino degli incanti», popolato da una infinità di sculture, colte nei gesti più disparati, nell’incrocio di suggestivi sguardi, quanto all’interno invitante del lindo villino liberty. A ospitare da una vita il suo autore (col suo straordinario atelier su più piani), che nei lenti ritmi quotidiani di abitudini rassicuranti, ci accoglie con la solita cordialità e l’inesauribile verve partenopea!
Pietro Guida è dunque l’esempio di quella longevità riferita. Vuoi perché ebbe i natali per quei luoghi che i romani definirono Campania felix, nell’ansa del Volturno (S. Maria Capua Vetere, l’Altera Roma), vuoi per quella sua predisposizione innata a modellare argilla sin dall’infanzia, alla maniera d’illustri antenati, fra le fornaci di mattoni. Fin tanto, compiuti gli studi accademici a Napoli, a cavallo del secondo conflitto, prese a manipolarla con più maestrìa, intervallandola al gesso, per i bozzetti «figurativi»; da tradurre poi, sempre con «materiale povero», come il cemento misto a calcare, in opere finite, a tutt’altezza.
Sorrette all’interno da un’anima vibrante, di un reticolo metallico, rivestito da strati di garze imbevute e poi modellate con ulteriori spessori. Nella magia di un intenso espressionismo, dalle superfici scabre e tormentate di forme e volumi eleganti di verità arcaiche.
Dove la figura è l’unica protagonista, evocativa di sentimenti forti e volitivi: gioie, vittorie, esibizioni, estasi, idilli, incredulità, amplessi, inquietudini, drammi, tragedie...
A parte poi, con il dilagare dei sistemi industriali, la stagione astratto-costruttivista (tra il 1960 e il ‘75), dove s’immerse nella gamma infinita dei materiali seriali grezzi, come tubi, galpomice, ferro e acciaio, adoprando frese e saldatori, per assemblare pezzi, in un disegno immaginario, che guadagnasse spazi, nell’articolazione di volumi e protuberanze spigolose, di un’impeccabile estetica.
L’età dunque non conta per il maestro Guida, finche si dedica all’Arte! E lui imperterrito si tiene giornalmente impegnato (anche se lamenta qualche acciacco di stagione...) sotto l’occhio di Giusy, la sua assistente, ex allieva liceale. Tre estati fa, invitato dallo storico Tommaso Strinati e dal Circolo La Scaletta, ha animato le chiese rupestri tra i Sassi di Matera con quaranta sculture di un «popolo in cammino» nell’ambito delle «Grandi mostre», suscitando indicibili stupori. Nel 2017 «L’emozione del cemento», nel chiostro dell'ex Monastero delle Servite di Manduria. L’estate scorsa invece, sollecitato a riscoprire quel suo quindicennio «accantonato» di opere astratte, ha riempito in plein air, con grande sorpresa, il vasto spiazzo del Museo Castromediano di Lecce. Quest’anno, col suo 98mo genetliaco, Grottaglie, nell’ambito del XXVI «MediTERRAneo», l'importante esposizione di ceramica contemporanea, a cura di Lorenzo Madaro, (inauguratasi il 28 giugno u.s.) in Castello Episcopio, invitandolo fuori concorso (dove ha inviato 14 bozzetti in ceramica delle «stazioni della via crucis»), gli ha conferito la «Menzione speciale alla carriera».
L’unico cruccio, la conservazione nella continuità, di quella sua consistente Collezione; in una Regione, che, pur dichiarando di «voler spingere nell'immaginario del mondo l'idea della Puglia come luogo di cultura», di fronte a manifestate, spontanee «donazioni», erige muri di «silenzi» incomprensibili, negando quella «tutela» e «valorizzazione» d’inestimabili patrimoni, che altrimenti andranno dispersi!
Alla fine un commiato ed un arrivederci festoso, dunque, con una vena di malinconia, alla vigilia del traguardo dei cent’anni (!), che cade nella coincidente fatidica data della «presa della Bastiglia», il 14 luglio; e se quell’evento fu il simbolo dell’ancien régime, per il maestro Guida, quella data, è stata la congiunzione astrale, propizia, perché con i suoi «voli» creativi, di una moltitudine di opere, disseminate per l’Italia, venisse annoverato fra quegli originali esponenti della scultura, ch’hanno contrassegnato il convulso, straordinario, Novecento italiano. Prosit!