«Se si vuole fare un salto di qualità, che porti Manduria alla ribalta dei mercati turistici nazionali e internazionali, ciò non potrà avvenire senza l’apporto determinante delle istituzioni»
«Tre semplici domande, a cui rispondere con un sì o con un no.
I beni archeologici, architettonici, artistici, paesaggistici di Manduria sono un patrimonio da tutelare, valorizzare, promuovere? Si può considerare un delitto se un patrimonio ereditato dal padre viene lasciato infruttuoso o, peggio, abbandonato, dal figlio? Trovare il modo per farlo fruttare, questo patrimonio, magari prendendo spunto da ciò che fanno gli altri, è utile?
Si può polemizzare finché si vuole sul come, sul quando e sul chi, ma non sul perché. Disertare un’occasione di incontro e di confronto su argomenti che dovrebbero stare a cuore a tutti i Manduriani indistintamente, quali che siano le motivazioni di tale scelta, è stato un errore.
Fermo restando il riconoscimento al grande ruolo svolto dalle forze del volontariato e dell’associazionismo in questi anni, tutti siamo convinti del fatto che, se si vuole fare un salto di qualità, che porti Manduria alla ribalta dei mercati turistici nazionali e internazionali, ciò non potrà avvenire senza l’apporto determinante delle istituzioni.
A livello comunale, con una visione chiara e condivisa, supportata da coerenza e continuità di interventi. A livello regionale, con il necessario sostegno economico ad interventi di conservazione e valorizzazione. A livello statale, con la guida e l’apporto tecnico-scientifico delle Soprintendenze e con le attività di indagine e scoperta delle Università. Non è un caso se la situazione di stallo in cui si trovano da tempo i beni culturali a Manduria coincida con la mancanza di unità d’intenti tra questi vari livelli istituzionali.
Non è un caso se altri comuni del nostro Salento è proprio dal realizzarsi di tale unità d’intenti che hanno tratto la forza per decollare alla grande. Ma come chiedere alle varie istituzioni, e in certo qual modo costringerle, a mettere all’ordine del giorno la valorizzazione del patrimonio di Manduria, se la sua comunità si mostra indifferente e addirittura assente, quando queste si mostrano disponibili all’incontro e all’ascolto?
Che cosa avrà pensato la Soprintendente Davidde, mentre esponeva la prospettiva di un parco archeologico subacqueo a S. Pietro in Bevagna davanti a 20 persone? Ci sia consentito dire che anche una comunità intera può fare flop, quando non sa cogliere le opportunità che le vengono offerte per dimostrare che cosa è importante per lei».
Archeoclub Manduria