«I dati che riguardano il numero di lettori in Italia sono sempre più impietosi se messi a confronto con gli altri Paesi europei e il mondo dell’editoria rischia di trasformarsi sempre più in un fenomeno di nicchia»
«Non è un periodo facile per le materie umanistiche, spesso poco considerate e messe da parte a fronte di una società sempre più volta alla tecnologia e al progresso.
Scrittori e case editrici si sono attrezzati attraverso i mezzi forniti dalle nuove piattaforme, mentre le piccole librerie hanno dovuto lasciare spazio alle multinazionali.
In tutto questo si è messo di mezzo il Covid 19, che sta portando ad una serie di forti cambiamenti all’interno della società. Ma il problema principale (che se vogliamo è vecchio già di qualche anno) è che c’è una forte crisi di lettori, che riguarda la mia generazione ma non solo.
I dati che riguardano il numero di lettori in Italia sono sempre più impietosi se messi a confronto con gli altri Paesi europei, e il mondo dell’editoria rischia di trasformarsi sempre più in un fenomeno di nicchia. Spesso ci si disaffeziona durante il percorso alla lettura, forse perché richiede un impegno, a fronte di altri svaghi e forme di divertimento più semplici. Manca la fantasia, ma a volte mancano gli stimoli e soprattutto gli input.
Anche chi si dedica principalmente alla scrittura si mostra miope verso questo vistoso calo di lettori, sollecitando spesso a non perdere di vista problemi legittimi, ma che non sempre riguardano strettamente la categoria.
C’è poi una ricca platea televisiva che spesso dimentica che il mondo della scrittura non è rappresentato solo dalle grosse case editrici e dai grandi nomi, ma da tante piccole realtà che lentamente stanno morendo, e da un pubblico di lettori che si fa via via sempre più striminzito».
Lorenzo Di Lauro